Rudolf G. Binding scrisse ‘Reitvorschrift für eine Geliebte’ nel 1928, eppure c’è qualcosa di attuale nella specifica dedica di questo libro.
“Le donne prendono farmaci studiati sui maschi, per questo hanno il 40% in più di effetti tossici”: lo ha detto il professor Silvio Garattini, farmacologo e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.
Per scendere sul pratico-barra-equestre, anche un buon istruttore di equitazione (uomo o donna che sia) sa benissimo che con le allieve deve avere un approccio differente.
Già questa è una consapevolezza importante.
Ma quando un ottimo cavaliere, cultore dell’arte equestre e anche buon scrittore decide di trasmettere alcuni suggerimenti utili alla donna che ama sul modo di montare a cavallo possiamo dire che si raggiunge davvero la poesia.
Una poesia efficace, vera, piena di saggezza e amore (anche) verso i cavalli.
La stessa che vive ancora oggi nelle pagine del ‘Manuale di equitazione per un’amata’ edito da Zoraide Editore, la traduzione dal tedesco del libro di Rudolf G. Binding ‘Reitvorschrift für eine Geliebte’ fatta da Nina Cihak, con il contributo di Daria Camilla Fantoni.
Binding era nato in Svizzera nel 1867 e si era trasferito giovanissimo in Germania: studiò legge e medicina, ma le sue passioni divoranti erano l’equitazione e la scrittura.
Si arruolò in cavalleria, combatté con il grado di capitano nella prima guerra mondiale ma dopo il 1918 diede alle stampe numerosi volumi di successo, di cui molti legati al mondo dei cavalli.
Con il ‘Manuale di equitazione per un’amata’ vinse la medaglia d’argento al merito artistico alle Olimpiadi di Anversa del 1928, e la cosa non ci stupisce affatto.
Perché dietro il linguaggio evocativo, romantico e il registro intimo che utilizza in queste pagine è quanto di più efficace possa esistere per spiegare i cavalli, creature di finissimo sentire e profonda sensibilità.
“Vieni! A cavallo! Vieni al sole all’aria fresca. Lascia alla gente dalla mente più ristretta il maneggio angusto, la sua polvere, i suoi angoli…perché la promessa che ti faccio, mia amata, è questa: il dorso del tuo cavallo mette il mondo ai tuoi piedi”.
Della sua efficacia e validità anche come testo di tecnica equestre ne è prova il fatto che il generale Francesco Amalfi, uno dei più raffinati cavalieri italiani a cavallo delle due guerre, lo traduceva alla sua giovanissima allieva Daria Camilla Fantoni dopo le lezioni in maneggio.
E Fantoni ha fatto poi lo stesso con i suoi allievi, come Nina Cihak, legando così con un filo delicato ma continuo diversi maestri, e differenti allievi.
Tutti accomunati, però, dall’amore per lo stesso amico al quale dobbiamo ‘lasciare il suo diritto, il suo potere’: il cavallo, quello che ‘ride dalla voglia di andare’.
Daria Camilla Fantoni
Nata a Torino nel 1942, da giovane ha montato sotto la guida di Francesco Amalfi (1883-1968) dedicandosi al salto ostacoli. Fantoni ha corso in pista diversi anni prima di arrivare al Dressage, nel 1977: disciplina nella quale è stata 5 volte campionessa italiano (1983 e 1984 con Lustig, 1986, 1987 e 1988 con Sonny Boy). Ha partecipato 3 volte alle Olimpiadi: Seul 1988, Barcellona 1992 e Atlanta 1996.
Nina Cihak
Nata in Francia, cresciuta in Italia, una laurea magistrale in Traduzione Letteraria a Trieste ed esperienze di lavoro anche in Austria, Germania e Inghilterra. Ora vive in Francia, dal 2008 al 2012 è stata allieva di Daria Camilla Fantoni che le ha fatto scoprire gli scritti di Rudolf G. Binding: esattamente come il generale Amalfi aveva fatto con lei, a suo tempo. La sua traduzione in italiano del Reitvorschrift für eine Geliebte è la prima che sia stata pubblicata nel nostro Paese.
Zoraide Editore
Serena Cappello si è laureata in filosofia con una tesi in psicologia generale su “Tecniche di dressing e teoria dell’imprinting. Uno studio sul campo” approfondendo con la sua tesi magistrale in scienze filosofiche l’apprendimento per imprinting negli equidi. Nel 2013 ha dato vita alla casa editrice ‘Zoraide Editore’ dal nome della nonna, che anche Serena porta: con tutto l’orgoglio e la forza che hanno le donne legate alle proprie radici.
Questo articolo è uscito sul numero 428 di Cavallo Magazine